Il territorio mantovano, sede dell’Ecomuseo della risaia, dei fiumi, del paesaggio rurale, è ricco di prodotti tipici che attirano turisti da ogni parte del mondo e rappresentano un vanto per la città. Citiamo il risotto nelle sue molteplici gustose varianti, i vini, i quali vengono prodotti nel territorio da secoli, ed il tradizionale salume. Ma non è finita qui.. vi aspettano anche formaggi, dolci, piatti a base di carne e molto altro!
Il riso è certamente uno dei prodotti tipici di punta del territorio mantovano, le cui prime coltivazioni risalgono addirittura all’epoca di Federico II Gonzaga, nella prima metà del 1500. Mantova è famosa per le numerose varianti di risotti proposti, ma la ricetta che la celebra maggiormente è sicuramente il riso “alla pilota”. Il nome nasce dai piloti, ovvero coloro che erano addetti alla pulitura del riso dopo la raccolta. Insieme al riso, l’ingrediente di punta del piatto è sicuramente la salamella mantovana, deliziosa anche ai ferri.
Mantova, ed in particolare il comune di Castel d’Ario, gioca un ruolo molto importante nella produzione di radicchio rosa. Il radicchio rosa mantovano è una varietà tipica dei mesi invernali ed ha le foglie di diverse sfumature di rosa. Questa tipologia di radicchio, dal sapore e dal gusto unico nel suo genere, andrebbe consumata prevalentemente cruda, soprattutto come accompagnamento di piatti a base di carne e di pesce.
I funghi chiodini sono una particolare tipologia di funghi, prodotti anche nel territorio mantovano. Tutti i comuni della zona dell'Ecomuseo, in onore di tali ingredienti, organizzano feste popolari con piatti tipici a base di funghi chiodini, un'occasione perfetta per conoscere nuove persone e trascorrere del tempo in compagnia. I funghi mantovani, inoltre, sono ottimi come contorno di piatti a base di carne e come condimento per primi piatti come tagliatelle e pappardelle.
Il riso alla Pilota, tipico di Castel d'Ario, deve il suo nome al tipo di cottura operato dai “piloti” o “pilotti”, cioè dai lavoranti nelle pile da riso incluse nelle grandi corti di campagna, nei secoli scorsi. Come tramandato rigorosamente nel tempo, il procedimento consiste nel gettare il riso nell’acqua bollente di una pentola in rame rivestita internamente di stagno (la “stagnada) creando con la caduta dei chicchi un cono sopra al quale si lasciano circa due dita d’acqua, eliminando quella eccedente.
Dopo 8 minuti di ebollizione, si toglie la pentola dal fuoco, si copre accuratamente con panni, così da imprigionare il vapore e consentire al riso di “passarsi”, cioè di cuocere pur restando al dente. In questo modo, tutti i “piloti”, pur mangiando in diversi momenti, potevano gustare un riso mai scotto, che condivano, a seconda della stagione, con pesciolini fritti o con erbe, o con scarti di lavorazione della carne di maiale.
Il “puntel”, ovvero la braciola di maiale, o la costina, o la salsiccia che accompagna, arricchendolo, il piatto di riso già condito con pesto scelto di maiale, è un’aggiunta indotta dal benessere che però nulla cambia dell’originario e inconfondibile procedimento di cottura del riso alla Pilota al quale il Comune di Castel d'Ario ha attribuito nel 2010 la De.C.O. (Denominazione comunale di Origine). Ricordiamo la pubblicazione “Riso alla pilota” di Marcello Travenzoli.
Si tratta di un risotto non mantecato condito con del pesce d’acqua dolce che si trova nei canali della zona.
È un risotto non mantecato condito coi saltarei, gamberetti di fiume lunghi un paio di centimetri, fritti.
Il Risotto “Col Puntel” è uno dei piatti più tradizionali della cucina mantovana, dove il puntel era la braciola o le costine di maiale che si mettevano ad accompagnare il riso alla pilota come puntello per la fame. Il risotto col puntel era infatti il piatto unico dei “piloti” ovvero degli operai addetti alla pilatura del riso e che attraverso un mortaio manuale procedevano alla depurazione del riso. Un lavoro molto fatico a cui seguiva sempre come ricompensa questo piatto energetico.
È un risotto condito con rane pulite e tagliate a pezzi, con olio e cipolla.
Villimpenta è anche conosciuto come il "Paese del Risotto". Qui si tiene la festa popolare dedicata al risotto più antica non solo della provincia di Mantova ma anche di quella di Verona. Documenti ufficiali attestano la nascita di questa manifestazione nel 1946, dal primo dopoguerra quanto i villimpentesi, per salutare la primavera, si ritrovano insieme a cucinare il piatto principe della loro tradizione culinaria. La festa che si svolge tradizionalmente nei primi tre fine settimana di Giugno. Col passare degli anni la manifestazione ha superato i confini strettamente paesani, e la sua fama ha raggiunto livelli extra-regionali, richiamando numerosissimi estimatori di questo caratteristico piatto. Si stima che i volontari che si alternano durante le 12 sere della Festa, siano oltre 200, tra questi anche cittadini-volontari di paesi limitrofi che probabilmente trovano nella Festa del Risotto, un motivo di partecipazione.
Durante tutto l’anno i ristoranti del paese servono menù dove il piatto principe di Villimpenta la fa da padrone.
La ricetta del "Risotto alla Villimpentese" è stata depositata presso il notaio Aliberti di Mantova il 29 maggio 1990, (atto n. 346-129), precorrendo i tempi dei marchi di qualità. L’amministrazione Zaghini nel 2015, anno di Expo, ha fatto un passo ulteriore nella salvaguardia di questa tipicità istituendo il riconoscimento De.C.O.
Variante del risotto alla Villimpentese è col “puntel”.
Carne di maiale non troppo magra, macinata grossolanamente e condita con sale, pepe, aglio ridotto in poltiglia. Questa preparazione, chiamata "pisto" e impropriamente tradotta in italiano con "pesto".
I Bigoli sono una pasta lunga, simile ad un grosso spaghetto, di origine veneta, diffusi in tutta la regione e anche nella Lombardia Orientale. Nella ricetta originale sono preparati con grano tenero, acqua e sale. La principale caratteristica di questa pasta è la sua ruvidità, che le consente di trattenere sughi e condimenti. Il condimento si prepara semplicemente rosolando a fuoco dolce l'aglio e aggiungendo le sardelle lavate e diliscate che si faranno sciogliere pian piano nell'olio caldo.